La Madonna di Porto Salvo di Lampedusa: di schiavi, navigatori, pescatori e migranti.

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Il passato di Lampedusa e’ ricco di storie sommerse e bellissime che in questi ultimi anni stanno riemergendo come tesori dal mare riscrivendo il profilo di quest’isola che molti hanno definito incantata, svelandone, sempre di più, la sua natura di isola di salvezza, liberazione e “trasformazione” (alchemica/mistica/politica). Qui (a Lampedusa) Ludovico Ariosto oltre ad ambientare l’epico scontro dei tre cristiani contro i tre musulmani, nel suo poema: l’Orlando Furioso, incornicia la conversione di Ruggiero da musulmano a cristiano dopo avere trovato salvezza sull’isola in seguito ad un naufragio.

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La battaglia di Lampedusa di Nerina Chiarenza

Importantissimo, in questo senso, il lavoro di ricerca e divulgazione storica che da decenni compie Giovanni Fragapane e l’attività che da alcuni anni compie l’Archivio Storico di Lampedusa di Nino Taranto che da poco ha pubblicato un opuscolo sulla storia del santuario di Lampedusa. Nella mia attività di cantastorie mi sono imbattuto in tantissime storie e racconti sull’isola ma il filo conduttore della storia e forse anche della natura più profonda di Lampedusa e’ sicuramente il santuario della Madonna di Porto Salvo.

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Il Santuario della Madonna di Porto Salvo di Lampedusa in tempi recenti

Si ipotizza che il santuario sia sorto come un eremitaggio musulmano all’interno di una grotta nel VII sec. Tante storie passano da questo luogo, importante non solo per Lampedusa e il Mediterraneo. Nel corso dei secoli la grotta di Lampedusa diviene un luogo dove pregano in zone adiacenti, cristiani e musulmani. Una parte della grotta dove e’ seppellito un marabutto turco è usata dai musulmani, un’altra parte invece, caratterizzata da una croce rosso vermiglio sul pavimento è usata dai cristiani. La figura della Madonna e’ venerata da entrambi i fedeli, ricordiamo che l’Islam venera Maria come madre del profeta Gesù, unica donna ad essere chiamata per nome nel Corano. Anticamente vi era una lampada ad olio che veniva alimentata continuamente e che stava sempre accesa di fronte all’immagine della Madonna. La storia di Andrea Anfossi e’ sicuramente la più emblematica e ricca di spunti (per una più ampia narrazione rimando al libro: Nostra Signora di Lampedusa. Storia civile e materiale di un miracolo mediterraneo di Ivan Arnaldi )

Siamo nel XVI sec e il Mediterraneo e’ dominato dai pirati. Barbarossa, poi Murad Dragut fanno razzie, mettono ferro e fuoco interi villaggi, fanno schiavi. Un altro pirata molto importante fu Uluch Alì.

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Uluç Alì Pascià

Uluch Alì nacque in Calabria, probabilmente col nome di Giovanni Dionigi Galeni, nel 1519.

Stava per entrare in convento e divenire monaco, quando fu catturato dal corsaro algerino Khayr al-Dīn Barbarossa nel 1536 a Le Castella, presso Isola di Capo Rizzuto in Calabria. Fatto prigioniero e messo al remo, rinnegò la religione cristiana dopo alcuni anni, per poter uccidere un turco che lo aveva schiaffeggiato e non essere di conseguenza ucciso in base alla legge  islamica. Diventato musulmano, sposò la figlia di un altro calabrese convertito, Jaʿfar Pascià e iniziò la propria carriera di corsaro, con grande successo. Divenne dapprima comandante della flotta di Alessandria, poi pascià d’Algeri, e infine bey (governatore) di Tripoli.

Nel 1561, durante una delle incursioni in Liguria Uluch Alì fa prigioniero Andrea Anfossi.

Andrea Anfossi era nato e vissuto a Castellaro Ligure e non abbiamo molti elementi biografici su di esso. Questa oscurità attorno la vita di Anfossi, rende la sua storia ancora più meravigliosa, perche come diceva il noto studioso siciliano Giuseppe Pitrè

Questa oscurità che pare un difetto è la vera ragione per cui un canto  diviene popolare”

Dopo la sua cattura Anfossi venne probabilmente deportato a Tunisi, una delle capitali della pirateria. Dopo qualche tempo, di passaggio con una galera a Lampedusa, dove i pirati si fermavano per fare rifornimento di legna ed acqua, Anfossi riesce a scappare tra la boscaglia

 e rifugiarsi fino a quando la galera non fu ripartita.

Incontrò dei pastori che lo misero a pascolare il gregge e gli spezzarono le catene.

In una delle sue camminate, Anfossi , incontrò un fitto roveto che nascondeva una grotta da cui usciva una luce abbagliante. Entrando si vide davanti il quadro con la Madonna, il Bambino e Santa Caterina d’Alessandria.

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La tela di Lampedusa: Santa Caterina d’Alessandria, La Madonna e il Bambino.

Qualcuno ipotizza che questo quadro potesse provenire dal Monastero di Santa Caterina d’Alessandria in Egitto , che è il più antico  monastero cristiano ancora esistente.

Sorge alle pendici del monte Horeb dove, secondo la tradizione, Mosè avrebbe parlato con Dio nell’episodio biblico del roveto ardente e dove egli ricevette i comandamenti.

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Monastero di Santa Caterina

Nel corso del VII secolo proprio quando si ipotizza che nascesse l’eremitaggio di Lampedusa, il monastero di Santa Caterina d’Alessandria in Egitto, divenne un luogo di culto anche per l’Islam: secondo il documento che la tradizione sostiene,  essere stato redatto da Maometto, il profeta accordava protezione al monastero,  perché all’interno di esso fu accolto e protetto dai nemici.

La conservazione di questo manoscritto all’interno del monastero, fu determinante per la sopravvivenza alla dominazione araba.

 Fu costruita anche una moschea all’interno , ma non fu mai usata perche per errore non fu orientata  verso la Mecca.

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Manoscritto attribuito a Maometto

In ogni caso Il quadro della Madonna nella grotta di Lampedusa,  rimanda ad un luogo (il monastero di Santa Caterina) in cui cristiani e musulmani trovano una sorta di porto franco, un luogo dove nel bene e nel male si riesce a convivere. Proprio come nella grotta di Lampedusa.

Ad un certo punto Anfossi, è ipotizzabile che diventi un’eremita, che praticasse il doppio culto, quello cristiano e quello musulmano. Eremita, tra l’altro, famoso in quell’epoca tra i naviganti come famosissima era la grotta di Lampedusa.

Nessuno poteva portare via da quel luogo sacro: le tante monete, i tanti doni che tutti coloro che passavano da li, lasciavano in offerta. Solo i cavalieri di Malta, potevano prendere i doni e portarli nella chiesa dell’annunciazione di Trapani.

Chi provava a rubare qualcosa senza che ne avesse bisogno, rimaneva prigioniero dell’isola e delle tempeste, che non si placavano fino a quando non fosse stata restituita la refurtiva.

Anfossi dopo decenni sull’isola, fa il voto alla Madonna e promette che se riuscirà a tornare al suo podere a Castellaro Ligure edificherà un santuario in suo onore.

Cosi scava un tronco, e fa della tela sacra una vela.

Si mette in mare e non appena i lampedusani provano a prenderlo:  lui si immerge nell’acqua va in fondo per rispuntare molto lontano.

Il tema della navigazione meravigliosa era antico, mediterraneo e biblico.

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Andrea Anfossi

Nel salmo 107 si dice: Quei che scendono in mare quelli vedono le opere del Signore.

E’ il 1602. Dopo più di 40 anni Anfossi torna nella sua terra natia.

Sbarca ad Arma di Taggia, dove è scambiato per un ladro e vagabondo e quindi messo in prigione. Ma il comandante del posto di guardia lo fa liberare e Andrea propone al signore di Castellaro di edificare un santuario nel suo podere.

Il nobile invece vuole edificare il santuario: in un altro luogo, deciso da lui, cosi confisca il quadro. Ma per ben due volte, l’immagine sacra,  ritorna miracolosamente nel podere dell’Anfossi, che viene nuovamente messo in prigione, perchè sospettato del furto del quadro.  Ma anche stavolta, la tela viene ritrovata nella proprietà di Anfossi, si dice, trasportata dagli angeli.

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Il Santuario di Nostra Signora di Lampedusa a Castellaro Ligure

Di fronte a questo prodigio,  fu scarcerato e il Santuario della Madonna di Lampedusa, venne edificato a Castellaro Ligure nel luogo indicato da  Andrea Anfossi, dove tutt’ora si può visitare e ammirare il quadro con :  la Madonna , il Bambino e Santa Caterina d’Alessandria usato come vela da Anfossi, nella traversata da Lampedusa alla Liguria.

In seguito nel santuario di Lampedusa fu posta la statua che oggi viene portata in processione e che Bernardo Sanvisente trovò con la testa staccata dal collo al suo arrivo sull’isola il 22 settembre del 1843, quando per volere dei Borboni iniziò la colonizzazione dell’isola.

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La statua della Madonna di Porto Salvo di Lampedusa venerata oggi

Dunque uno schiavo fatto prigioniero da un ex schiavo, che diventa un’eremita che pratica il doppio culto: quello cristiano e quello musulmano e che ritorna nella sua terrà natia grazie all’immagine della Madonna, il Bambino e Santa Caterina d’Alessandria.

Una prima riflessione che faccio a questo punto e’ : La Madonna di Lampedusa non ha nel corso della storia sempre la stessa immagine, cambia totalmente forma: da quadro a statua dopo il 1602 (forse anche diverse statue nel corso dei secoli).

Esiste addirittura un santuario dedicato alla Madonna di Lampedusa in Brasile, a Rio de Janeiro

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Chiesa de Nossa Senhora da Lampadosa

Nella prima metà del XVIII secolo viene venerata in Brasile Nossa Senhora da Lampadosa, patrona degli schiavi, a cui è tuttora dedicata a Rio una chiesa donata alla confraternita (irmandade)  negra  di Alampedosa. Dietro l’altare era collocato un Cristo nero. Molte confraternite di schiavi già veneravano santi ‘neri’  come san San Benedetto da San Fratello il primo nero proclamato beato con regolare processo canonico già nel ‘700 e poi fatto santo. E la confraternita di Lampedusa aveva trovato ospitalità nella chiesa di San Rosario e Benedetto. Un gruppo consistente di schiavi neri passano da Lampedusa, con padroni italiani, si convertono al cattolicesimo e venerano Nostra Signora di Lampedusa, vengono poi imbarcati per il Brasile dove col passare del tempo si strutturano in confraternita alla stregua di altre confraternite  di schiavi che vengono tollerate se non propiziate per cercare di contenere le tensioni sincretiste incanalando i momenti di celebrazione nell’istituzione cattolica e consentendo alle confraternite di svolgere una funzione di assistenza pubblica e mutuo aiuto. La festa del santo patrono era un momento cruciale. Nel caso di San Rosario  sacro e profano si intrecciavano con messe, processioni, e  banchetti che culminavano nell’elezione di uno schiavo nominato ‘re del Congo’.

(05 novembre 2013 https://quelcherestadelmondo.wordpress.com/)

Questo ci fa pensare alla possibilità che da Lampedusa potesse passare l’infame commercio degli schiavi, sospetto che ci viene dato anche dal fatto che una nave da guerra portoghese messa in mare a Lisbona il 21 gennaio 1727 si chiamasse Nossa Senhora da Lampadosa . La nave da guerra avrebbe poi preso parte alla campagna per il River Plate nel 1736-1737 , come la più piccola nave da guerra nel squadrone portoghese in quell’occasione (nave con un equipaggio di 50 uomini).

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Stampa rappresentante la nave da guerra Nossa Senhora da Lampadosa

A quanto pare gli schiavi di passaggio da Lampedusa portano con loro in Brasile una statua della Madonna di Lampedusa e ogni anno festeggiavano la liberazione degli schiavi.

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Nossa Senhora da Lampadosa

Tutto questo e’ attualissimo e dimostra come l’isola sia da sempre un luogo di salvezza e liberazione e di come ci sia un legame profondo tra il culto della Madonna di Porto Salvo di Lampedusa e i “Dannati della terra”. Oggi c’e’ bisogno che Lampedusa diventi un simbolo di riscatto e di giustizia per tutti coloro che sono costretti a lasciare la propria casa, la propria terra, la propria famiglia e non in cerca di un futuro migliore ma in fuga da un passato infernale. Lampedusa deve diventare luogo di riflessione storica e politica, partendo proprio dal suo passato e dalla sua natura. Lampedusa deve essere luogo anticoloniale e antimperialista, luogo dove gli ultimi spezzano le catene di ogni tipo. Da Lampedusa deve uscire un messaggio di denuncia nei confronti delle politiche di UE e USA che continuano nelle loro politiche colonialiste e di sfruttamento in una continuità storica chiarissima. Dunque finisco col raccontarvi della prima immagine, una piccola scultura in legno della Madonna e il Bambino, scultura ritrovata su una barca di migranti e arrivata nelle mie mani dopo vari giri. Scultura che conservo da tempo. Oggi viaggiando indietro nella storia, mi appare limpida la sua funzione e il suo messaggio: questa statua e’ un’altra immagine della Madonna di Porto Salvo di Lampedusa, questa e’ l’immagine attuale e viva di questa presenza millenaria che veglia sui marinai, sugli schiavi e sui migranti e spero che un giorno possa trovare collocamento dentro il Santuario della Madonna di Porto Salvo in Lampedusa ed essere segno di liberazione, giustizia e pace.

E pensare che sono ateo.

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Grazie a Francesco Piobbichi per gli stimoli e le informazioni.

Giacomo Sferlazzo

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