Lampedusa, centro del Mediterraneo. (IT-EN)

IT

Ci sarebbero tante cose da scrivere e tanto spazio da riempire, ma ci soffermiamo su alcuni punti e cercheremo di partire da Lampedusa, quest’isola di cui ci sentiamo un prolungamento, un’estensione e a cui non vogliamo rinunciare.

Quest’isola subisce da anni lo stesso processo coloniale che ha subito nei secoli l’Africa. I paesi africani sono ricchi di risorse ed il colonialismo europeo prima e l’imperialismo USA/NATO dopo, hanno sfruttato queste terre e questi popoli e continuano a farlo: distruggendo intere aree, uccidendo, depredando (per un breve resoconto rimando http://comune-info.net/2015/04/la-grande-ipocrisia-profughi/) e creando quell’immigrazione di massa di cui vediamo sempre di più la catastrofica natura.
Lampedusa non ha petrolio, non ha coltan, non ha gas né acqua; Lampedusa ha una cosa però che è fondamentale nelle strategie di guerra e nelle nuove politiche coloniali: LA SUA POSIZIONE GEOGRAFICA. Sull’isola ci sono ben 10 radar e il tasso di malattie tumorali è al di sopra della media nazionale. Su soli 22 Km2 di isola troviamo: polizia, esercito, carabinieri (1 caserma), guardia di finanza (2 caserme), aeronautica militare (2 caserme), guardia costiera (1 caserma, marina militare, con la zona della ex base militare USA ancora recintata e ad uso militare), perfino un corpo speciale che si occupa di spionaggio e guerra elettronica, navi e elicotteri militari, Frontex, aerei militari e camionette di tutti i tipi.
«Una presenza che garantisce sicurezza a Lampedusa – la definisce Giusi Nicolini (sindaco di Lampedusa e Linosa) – ma assolutamente non invasiva e ben integrata con le esigenze delle mie isole». La posizione di Lampedusa è una risorsa da accaparrarsi, di cui approfittare in modo monopolistico e banditesco, come il petrolio per la NATO o per l’UE. Anche in questo caso occorre sfruttare retoriche securitarie, umanitarie, ricorrendo pretestuosamente alle stragi ed alle emergenze che gli stessi governi dei paesi imperialisti provocano e determinano. Da questa isola si possono fare operazioni di spionaggio che altrove sarebbe molto più difficile riuscire a portare a termine: il nostro porto ed il nostro aeroporto sono punti di appoggio importantissimi per le operazioni militari in atto, così come lo sono già stati in passato. Il “fronte sud”, del resto, è quello più caldo, sul quale l’occidente ha investito da decenni le proprie risorse militari per depredare il continente africano. A Lampedusa è inoltre possibile produrre emergenze e retoriche che altrove sarebbero impossibili da riprodurre, da gestire e da mettere in scena. L’enorme set “cinemediatico” mobile, che si monta e si smonta secondo le esigenze del potere, vede in Lampedusa un luogo da raccontare in poche ore, con la fretta del TG che ha bisogno del servizio pronto per l’ora di pranzo o di cena. Un enorme set, dunque, dietro le cui quinte si affollano frementi giornalisti, fotografi, registi ma anche artisti, scrittori, studiosi ed esperti di varia natura: tutti accomunati dalla magica capacità di raccontarci l’isola e i suoi abitanti dopo un soggiorno che nella migliore delle ipotesi dura appena una settimana. Bisognerebbe leggere Said per capire meglio come la costruzione e la rappresentazione culturale di un luogo da dominare siano le premesse fondamentali della sua sottomissione politica, economica e militare. Intendo dire che quello che vedete nei TG, che leggete in molti libri, in molte mostre e spettacoli teatrali che ormai proliferano su Lampedusa, non sono altro che rappresentazioni basate su stereotipi funzionali alle scelte politiche ed economiche dei paesi “occidentali”.
I naufragi a cui assistiamo impotenti e di cui vediamo crescere il numero di vittime per attirare l’attenzione di telespettatori assuefatti ad immagini di morte e disperazione, vanno inseriti in questa logica di creazione/spettacolarizzazione delle tragedie e delle emergenze. Basta osservare le scelte politiche che seguono ai periodici naufragi per accorgersi di come la questione delle migrazioni si sovrapponga a quella militare. Senza una giustificazione del tipo «dobbiamo salvare vite umane», senza una mobilitazione emotivamente forte come quella dovuta ai tanti morti, senza cioè il ricorso all’emergenza strutturale, alla eccezionalità, sarebbe infatti assai difficile giustificare un nuovo finanziamento di Triton/Frontex. Oltre alla paura e alla commozione di massa, serve sempre anche un Nemico per poter giustificare provvedimenti politici “straordinari”: ecco allora spiegato il ruolo che hanno avuto le demonizzazioni di Gheddafi e di Saddam, così come la funzione svolta dai vari e presunti gruppi terroristici ( a proposito di paure, ricordate l’ebola ?). Ora assistiamo ad una nuova figura di demone crudele, di Nemico assoluto, di anti-umano, di mostro contro cui indirizzare l’odio e le paure collettive: la figura dello scafista. Una figura usata anche, con la medesima funzione, in occasione della strage del 3 ottobre 2013, per provare ad agevolare una facile e sbrigativa chiusura delle indagini su quello che, per chi conosce i fatti, è stato un naufragio non ostacolato, se non addirittura provocato (https://www.youtube.com/watch?v=_iSRHDtFy9Q). Pensate che chi ha soccorso i naufraghi quella mattina del 3 ottobre (amici che si trovavano sul posto per una battuta di pesca), è stato screditato e non ascoltato, perché dichiara che la guardia costiera arrivò sul luogo del naufragio ben 45 minuti dopo la loro chiamata. Gli stessi superstiti dichiarano che tra le tre e le tre e mezza di notte due barche, di cui una molto simile ad una vedetta militare, accostarono l’imbarcazione dei migranti. Dopo avere puntato i fari sopra i migranti che erano a bordo le due imbarcazioni andarono via, contribuendo così a provocare l’agitazione che poi avrebbe fatto capovolgere e inabissare la barca.
Il comune di Lampedusa e Linosa si è costituito parte civile contro gli scafisti ma il sindaco non ha mai voluto ascoltare chi aveva soccorso i naufraghi. L’anno dopo, per la giornata in memoria di quella strage, l’ARCI insieme al “Comitato 3 ottobre” e al Comune di Lampedusa e Linosa, con i soldi del Ministero dell’Interno e dell’Open Society di George Soros, organizzavano una pagliacciata: una farsa grottesca dove la Boldrini dichiarava che vi sarebbe in atto «una guerra tra gli uomini e il mare», dove Schulz elogiava l’Europa democratica, dove il sindaco Nicolini si profondeva nella solita cantilena con l’immancabile citazione di Papa Francesco e dove i superstiti e i parenti delle vittime facevano da comparse a tutto quel coro di retorica e assurdità. In quell’occasione i ragazzi e le ragazze che avevano salvato i naufraghi ebbero una discussione accesa con Valerio Cataldi, cofondatore del “Comitato 3 ottobre” e giornalista della Rai. Cataldi si è occupato abbondantemente della strage, contribuendo a costruire la narrazione istituzionale di quei fatti e usando la voce registrata di uno dei ragazzi che aveva soccorso i naufraghi, senza mai chiedergli l’autorizzazione e senza mai parlare dei fatti di quella notte con loro. A seguito di quella accesa discussione alcuni dei soccorritori sono stati addirittura denunciati da Cataldi per aggressione (!!). Ricordiamo che dopo quella strage venne finanziata e attuata l’operazione Mare Nostrum, (operazione militare che costava 400 mila euro al giorno e che non fermò affatto i naufragi).
Lo stesso “Comitato 3 ottobre” si è fatto promotore della giornata della memoria per i migranti morti (nel loro primo comunicato si leggeva «per le vittime del mare», segno che la Boldrini fa scuola….) giornata che va ad arricchire di retoriche e di vuota e funzionale commozione i vaniloqui della Boldrini e dei suoi soci assetati di diritti umani.
Proprio come nei migliori processi coloniali, c’è bisogno di una classe dirigente locale che si allinei alle scelte del governo colonizzatore che, si badi bene, non è quello dell’Italia ma quello a stelle e strisce degli USA (avete notato come i naufragi sono coincisi con la visita di Renzi da Obama e come Obama spinga per la guerra in Libia?).
Come nei migliori processi coloniali, infatti, l’autonoma economia locale deve essere scoraggiata e la vita sul posto sfavorita. Il turismo, la nostra prima forma di economia, è stata in questi anni messa a dura prova, dalle scelte politiche e dall’uso (come dicevamo prima) di Lampedusa come grande set mediatico. Un esempio concreto, fra i tanti: anche se un naufragio accade davanti le coste libiche, ad un centinaio di chilometri da Lampedusa, i giornali e i telegiornali titolano «Naufragio a largo di Lampedusa». Ovviamente chi non sa la reale situazione immagina che sulle spiagge dell’isola arrivino cadaveri e che le strade dell’isola siano invase di pericolosi infiltrati dell’ ISIS o malati di ebola. Chi conosce veramente Lampedusa sa che non è cosi, che Lampedusa è uno dei posti più belli al mondo, dove è vero che ci sono stati momenti tristi e difficili, momenti in cui non avrei suggerito a nessuno di venire in vacanza qui, ma che quei momenti sono stati episodi che hanno reso l’isola un luogo da conoscere, da vivere, di cui innamorarsi. Un’isola che vibra di un’energia magica che nessuno potrà portarle via. Un’isola dove molti hanno conservato un sentimento di umanità altrove invece andato perso. Dove ci sono anche i razzisti e perfino i leghisti, pensate…. Un’isola complessa dunque, piena di contraddizioni che sono le contraddizioni del mondo capitalista e globalizzato. Ma da qui si può capire il mondo e nonostante non sia un bel mondo, da qui osservando i riflessi di questo mare, la luce di questo sole, sembra ancora di intravedere una speranza, sembra ancora possibile la pace e la giustizia.
Noi lampedusani possiamo avere un ruolo importante oggi negli equilibri mondiali.
Noi lampedusani dobbiamo avere la consapevolezza di potere incidere nella storia, di poter scrivere una nota di speranza.
Il nostro sforzo deve essere prima di tutto lo studio e la conoscenza.
Mi rivolgo ai giovani, non sprecate il vostro tempo, impiegatelo per conoscere, per praticare la condivisione, per praticare non solo la solidarietà ma la prassi politica. Mi rivolgo a tutte/i voi: il nemico non è il migrante, il nemico è questo sistema economico, è l’Unione Europea, è il Fondo Monetario, è la Banca Centrale Europea, sono le multinazionali.
Abbiamo fatto tanti errori, abbiamo anche noi tante responsabilità, ma dobbiamo procedere verso l’unione (sappiamo che in questo momento è la cosa più difficile), dobbiamo procedere nella lotta alla militarizzazione, dobbiamo riprenderci i nostri spazi, il nostro porto, le nostre terre occupate dalle caserme e dai radar. Da soli, però, non potremo mai farcela. A tutte/i coloro che si chiedono cosa potere fare per sostenere Lampedusa, cosa fare per sostenere un’ altra idea idea del Mediterraneo, un’idea di pace, di condivisone, di dialogo, di conoscenza, se vi chiedete come fare, noi vi diciamo che un modo c’è: sostenete l’economia locale. Venite in viaggio a Lampedusa. Non vogliamo essere costretti anche noi a diventare migranti e lasciare l’isola ai mercenari dell’accoglienza e ai militari, vogliamo restare qui e costruire una Lampedusa ed un Mediterraneo di Pace.
Il 1 maggio è una prima occasione.
Sosteneteci.
SENZA PAURA !

EN

Lampedusa, the Centre of the Mediterranean Sea.

Although there’s so much to write and such a space to fill, we will focus on some aspects only. We will start from the Island of Lampedusa at first. We feel like being an extension of our island, and we do not want to give it up.
In recent years the island has been suffering from the same colonial process that has affected Africa over the centuries . African countries are rich in resources but European colonialism at first and US/NATO imperialism later on exploited lands and people. The exploitation is still ongoing: destroying entire areas, killing, looting, creating mass migrations of such catastrophic nature (for more infos http://comune-info.net/2015/04/la-grande-ipocrisia-profughi/).
Lampedusa hasn’t got no oil, no coltan, no gas nor water. But Lampedusa is essential in war strategies and in new colonial policies due to HIS POSITION. There are 10 radar installations on the island. The rate of cancer pathologies is above the national average. On a 22 km² Island there are men and installations of the Police, the Army, the Carabinieri (1 barrack), the Tax and Customs Police (2 barracks), the Air Force (2 barrack), the Coast Guard (1 barrack), the Navy, Frontex, there is even a Special Intelligence and Electronic Warfare Corps, . An area of the former US military base is still fenced and used for military purposes. Military ships, helicopters, aircrafts and vehicles are stationed on the Island and its surroundings.
“This military presence guarantees security for Lampedusa” – says Giusi Nicolini (Mayor of Lampedusa and Linosa) –  “it’s totally non-invasive and it’s well integrated, meeting the needs of my islands.” For its position Lampedusa is a resource to grab, to monopolize such as oil for NATO or the EU.  Securitarian humanitarian rhetorics are used by referring to those massacres and emergencies caused by Imperialist Countries.
From this island it’s easy to organize espionage operations elsewhere would be more difficult to accomplish. Its port and  airport provide a geat support for current military operations, as well as in the past. Western Countries in last decades have been investing their military resources in the “Southern Front” (the hottest Front), plundering African continent.
Emergencies and Rhetorical Events are easy to cause, to manage and to stage In Lampedusa as it would be impossible elsewhere. A huge  “cine mediatic” mobile set is assembled and disassembled according to the needs of the Authorities. Lampedusa is a story to tell within a few hours. News reports have to be ready at lunch or dinner time. Behind the scenes there is a quivering crowd of journalists, photographers, filmmakers as well as artists, writers, scholars and various experts. They can tell of the island and its inhabitants within a week, at best.
 We should read Said to better understand how the construction and cultural representation of a place to dominate are basic premises of its political, economic and military submission. I mean that many books, exhibitions, theatre performances and News reports on Lampedusa, are just stereotyped representations, in accordance with the political and economic policies of “Western Countries”.
 We assist helplessly to shipwrecks .The number of victims increases. Tragedies and emergencies are created to catch the attention of viewers already accustomed to images of death and despair. “We must save human lives”, “It’s a structural emergency, an exceptional situation” everybody claims. A strong emotional response is elicited in the public opinion. Otherwise it would be very difficult to justify a new funding of Triton / Frontex Missions.  After every shipwreck new political and military choises are made, overlapping the issue of migration. Enemies, Devils are created to justify political extraordinary measures. For this purpose Gheddafi and Saddam were demonized. This is the role played by various and alleged terrorist groups (and by the way, what about the fear elicited by the news on the ebola disease?). nowadays the new Cruel Evil is the Smuggler. He is the Public Enemy, the anti-human monster.  Collective fear and hatred can be directed against him, the Smuggler. This already happened right after the massacre of October 3rd, 2013, in order to close as soon and easily as possible the investigation on what happened. A shipwreck that wasn’t avoided, if not purposelly caused, according to those who know what happened (https://www.youtube.com/watch?v=_iSRHDtFy9Q). 
Those who rescued the shipwreck survivors that morning of October 3rd (a group of friends on a fishing axcursion), were discredited and not heard. They claimed that a Coast Guard vessel reached the area as many as 45 minutes after their emergency call. Survivors stated that between 3 a.m. and half past 3 a.m. the migrants’ boat was approached by two other boats, one with such a military appearance. Those boats pointed the headlights on the migrants and went away. That event cuncurred to lead the agitation on board the migrants’boat which then would capzised and sank.
Although the Town of Lampedusa and Linosa has claimed damages in the criminal proceedings against the smugglers, the mayor always denied to listen to those who had rescued the survivors. One year after the shipwreck, a celebration was held in memory of the massacre. It was in fact a grotesque farce organized by  ARCI along with the “3rd October Committee” and the Town of Lampedusa and Linosa, financed by the  Ministry of Interior and the Open Society of George Soros:  Boldrini claimed that there is “a war between men and the sea”,  Schulz praised the democratic Europe, the mayor Nicolini lavishly produced her usual chant (and she didn’t forget to mention Pope Francis statements of course). A rhetoric and nonsense farce in which the survivors and relatives of the victims were bit players.
On that occasion, the people who had rescued the survivors had a heated discussion with Valerio Cataldi,  co-founder of the “3rd October Committee” and RAI journalist.  He later reported them for aggression, referring to that discussion they had !! Cataldi widely reported on the massacre and helped to build the institutional tale of those events. He used the recorded voice of one of rescuers without ever asking his permission. He never spoke of the events of that night with the rescuers. It’s important to remember that Mare Nostrum  (a military operation that was completely ineffective at avoiding shipwrecks, despite it costs 400 000 euro per day) was refinanced and implemented after the 3rd octobermassacre.  
The “3rd OctoberCommittee” promoted the  remembrance day in memory of the dead migrants (their first press release stated “for the victims of the sea,” following in Boldrini’s footsteps). A celebration day for rhetorics, empty talks  and emotions from Boldrini and her associates, thirsty for human rights.
Just like in the best colonial processes, the local leadership is aligned  with the colonizer’s choices. The colonizer is not the italian government, but the USA (have you noticed how latest shipwrecks occurred at the same time Renzi visited Obama? and how is Obama pushing for war operations in Libya?).
Colonizers have to hinder the developping of  local economical  autonomy and have to discorage living in the area. In fact Tourism, our first source of income on the island, has  recently suffered for bad polical choices and for the use of Lampedusa as a media set. An  example, among many: even if a shipwreck occurs in front of Libyan coast, hundreds of kilometers far from Lampedusa, newspapers and tv news claim “Shipwreck off Lampedusa.”
Of course, people who don’t know the real situation will imagine corpses on the beaches of the island, streets invaded by dangerous infiltrators from ISIS  or by ebola carriers. That’s not the truth. Lampedusa is one of the most beautiful places in the world. It’s true that there were sad and awfull times when I wouldn’t suggest to anyone to come here on holidays.  But  those moments gave us a chance to discover and to fall in love with the island. An island that vibrates with a magical energy that no one can steel.
An island where many retain a sense of humanity already lost elsewhere. Where there are some racists and even somesupporters of  Lega Nord…. Such a complex and contradictory island…and its contradictions belong to the capitalist and globalized world. From here we can understand the world. Although it isn’t a beautiful world. Watching the reflections on the sea surface,  the sun shining… it seems we can even catch a glimpse of hope… it seems there’s still a chance of peace and justice.
 We People of Lampedusa can play an important role today in the world balance.
 We People of Lampedusa must be aware that we can affect in history, we can write words of hope.
We have to put our best efforts to study and to gain knowledge.
I appeal to young people.  Don’t waste your time. Spend your time learning, sharing, practising solidarity and politics. I appeal to all of you: the Enemy is not the Migrant, the Enemy is this Economic System, the European Union, the IMF, the European Central Bank,   Multinational Corporations.
We made so many mistakes. We also have many responsibilities. But as hard as it may seem we must go toward unity. We must go on fighting against militarization. We must get back the place where we belong, our port, our lands occupied by the military barracks and radars. But we won’t ever make it alone.
To all the people who are wondering what to do to support Lampedusa…what to do to promote a different idea of the Mediterranean Sea, of peace, of sharing, of dialogue, of knowledge.  To all these people we say: support the local economy! Make a journey to Lampedusa. We don’t want to be forced to become migrants. We don’t want to leave the  island to the mercenaries of the reception system and to the military forces. We want to stay here. We want to build a Lampedusa and a Mediterranean Sea of Peace.
1st May is a first opportunity for you to  Support Us.
FEARLESS!

Una risposta a “Lampedusa, centro del Mediterraneo. (IT-EN)

  1. Pingback: #Ventimiglia in ogni città! La solidarietà senza confini è già opposizione alla guerra futura - Giap·

Lascia un commento